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Rione Borgo
Borgo, talvolta chiamato I Borghi, è il nome del quattordicesimo rione di Roma, indicato con R. XIV[2].
Lo stemma rappresenta un leone (dal nome Città leonina, con cui il quartiere viene anche chiamato) accovacciato, avente di fronte i tre monti e la stella. Questi ultimi, insieme al leone rampante, fanno parte dell’insegna di Sisto V, il papa che elevò Borgo a quattordicesimo rione di Roma.
Esso si trova sulla sponda destra del Tevere, ed ha una pianta trapezoidale. Borgo confina con la Città del Vaticano (Piazza San Pietro) ad ovest, il Tevere ad est, Prati a nord, il quartiere Aurelio a sudovest eTrastevere a sud.
Il territorio del rione comprende una parte pianeggiante, costituita dalle sabbie alluvionali del Tevere, ed una zona collinare, corrispondente alle pendici argillose del Colle Vaticano.
Amministrativamente, Borgo, a differenza di Trastevere, non appartiene al Centro Storico (I Municipio), ma alXVII Municipio, insieme con il rione di Prati ed i quartieri Trionfale e Della Vittoria (intorno a Piazza Mazzini).
Il 9 dicembre 1586 (l’anno nel quale Domenico Fontana eresse a Piazza San Pietro l’obelisco che un tempo si trovava nel circo di Nerone), Papa Sisto V dichiarò Borgo quattordicesimo Rione della città.
Il suo Stemma rappresenta un Leone (simbolo della Città Leonina), con tre Monti ed una Stella (simboli araldici di Papa Sisto).
All’inizio del diciassettesimo Secolo Papa Paolo V restaurò l’Aqua Traiana, un anticoacquedotto romano, e fece costruire diverse fontane (fra queste, quella progettata daCarlo Maderno in Piazza Scossacavalli, ora rimontata di fronte alla chiesa diSant’Andrea della Valle).
Papa Alessandro VII, dopo il completamento del bellissimo colonnato progettato daGian Lorenzo Bernini (costruito fra 1656 e 1665), ordinò la demolizione del primo isolato di fronte ad esso. Egli venne così a creare la Piazza Rusticucci, vestibolo di piazza San Pietro. Fra gli edifici che furono così distrutti, ci fu Palazzo Branconio.
Durante il settecento ed il primo ottocento la Città Leonina continuò la sua esistenza pacifica, e poté mantenere le sue caratteristiche. La borghesia abbandonò il rione per i nuovi insediamenti in Campo Marzio, e Borgo divenne un quartiere abitato da gente semplice: artigiani o lavoratori presso il Vaticano, molto devoti ma al tempo stesso sempre aperti alle nuove idee, ed uomini di chiesa, i quali apprezzavano la vicinanza con la Santa Sede.
Molti venditori di articoli religiosi, chiamati Paternostrari o Coronari, avevano i loro negozi qui. Alla periferia del quartiere, in Vicolo degli ombrellari, una stradina vicino Borgo Pio, vennero concentrate le botteghe dei fabbricanti di ombrelli, messe lì a causa del cattivo odore che emanava dalla stoffa verniciata. In Borgo Vecchio erano attive diverse piccole fonderie, specializzate nella fusione di oggetti artistici di bronzo. Un’industria particolare era quella della fabbricazione delle campane: l’ultima fonderia, situata nel Vicolo del Farinone, chiuse intorno al 1995, dopo una attività durata circa 450 anni. In Borgo prosperavano anche molte famose osterie, dove romani e pellegrini potevano ristorarsi.
Un’altra professione tipica degli uomini di Borgo era quella di boia. Infatti, il carnefice non poteva vivere od anche solo recarsi sulla sponda sinistra del fiume (“Boia nun passa Ponte“, era un proverbio romano), ma doveva rimanere sulla riva destra.
L’ evento annuale più importante per il rione era la processione del Corpus Domini, la quale aveva inizio e fine a San Pietro, ed era guidata dal Papa stesso. In questa occasione tutti gli edifici del rione erano pavesati con stendardi e bandiere.
Le cose iniziarono a cambiare di nuovo per la Città Leonina durante l’occupazione francese sotto Napoleone. Il Préfet di Roma, Camille de Tournon, iniziò la demolizione della spina, ma il progetto dovette essere interrotto quasi subito a causa della mancanza di fondi.
Durante il Risorgimento Borgo, insieme con Trastevere e Monti, fu uno dei rioni dove l’opinione pubblica appoggiò con grande entusiasmo la lotta per l’indipendenza italiana. Quando, subito dopo il 20 settembre 1870, gli italiani offrirono al Papa la piena sovranità sulla Città Leonina con tutti i suoi abitanti, questo causò dimostrazioni in Borgo. La mattina del 21 settembre, mentre di fronte a Porta San Pancrazio si svolgeva le cerimonia dell’onore delle armi ai reparti papalini, il generale comandante Cadorna ricevette la richiesta del Pontefice, prima in forma verbale da parte dell’ambasciatore prussiano e poi scritta dal generale Kanzler, comandante dell’esercito pontificio, di inviare truppe italiane ad occupare anche Borgo per garantire l’ordine pubblico dato che le forze pontificie erano state disarmate . Cadorna, pur lamentando che solo il giorno prima aveva acconsentito a lasciare a disposizione del Papa guardie nobili, palatine e svizzere, oltre ad una compagnia di gendarmi pontifici, proprio per evitare simili accadimenti, acconsentì a far presidiare dai soldati italiani anche le strade del rione. Va rilevato però che al plebiscito del 2 ottobre 1870 solo 1566 abitanti della Città Leonina votarono per l’annessione all’Italia, a fronte di 16590 aventi diritto al voto. L’offerta di mantenere il rione extraterritoriale e soggetto solo alla sovranità del Papa fu in ogni caso rifiutata da Pio IX, il quale preferì invece dichiararsi prigioniero dello Stato Italiano e rinchiudersi nel complesso Vaticano. Il decreto regio dell’11 ottobre 1870 sancì pertanto il passaggio di tutta la città, senza alcuna esclusione, nel Regno d’Italia.
Dopo il 1870, le mura di Pio IV che proteggevano il Rione a nord, furono demolite insieme con la Porta Angelica per facilitare la comunicazione con il nuovo Rione di Prati. Fra il 1886 e 1911 un nuovo Ponte, Ponte Vittorio Emanuele II, posto leggermente più a nord dei ruderi del Ponte di Nerone, unì la nuova arteria diCorso Vittorio Emanuele con Borgo. Nei primi anni del XX secolo fu nuovamente ipotizzato di riportare il rione, o parte di esso, sotto la sovranità del Papa ma alla fine con i Patti Lateranensi del 1929 solo la Città del Vaticano divenne de iure stato estero.
1936-1950: la distruzione della Spina
Le strade principali corrono in direzione est-ovest e (con la notevole eccezione della moderna Via della Conciliazione) non vengono chiamate Vie, ma Borghi.
Sebbene fortemente trasformato durante la prima metà del XX secolo, Borgo mantiene ancor oggi il suo significato storico di vestibolo di San Pietro e dei palazzi Vaticani.
La situazione urbanistica del rione cambiò per sempre nel 1936. In quell’anno il progetto di demolizione della spina, da parte degli architetti Marcello Piacentini e Attilio Spaccarelli, fu approvato da Mussolini e Pio XI e posto in esecuzione. Il 29 ottobre 1936 Mussolini stesso, in piedi su un tetto della spina, diede il primo colpo di piccone. L’8 ottobre 1937 la spina aveva cessato di esistere e San Pietro era visibile da Castel Sant’Angelo.
A causa della guerra i lavori furono poi interrotti. Nell’immediato dopoguerra, nonostante il clima politico e quello culturale fossero cambiati, il governo italiano e la Santa Sede decisero di portare a termine il progetto. Due propilei furono costruiti di fronte a piazza s. Pietro (in quello meridionale fu incastonata l’antica chiesa, oggi sconsacrata, di San Lorenzo in Piscibus), e due edifici monumentali furono eretti all’inizio della strada verso il castello. I lavori furono terminati in tempo per il Giubileo del 1950, con l’erezione di due file di obelischi (che i romani battezzarono prontamente “le supposte”).
Il risultato fu che quasi tutti gli edifici del Rione situati a sud del Passetto furono demoliti e una nuova grande arteria, via della Conciliazione (così chiamata a causa del Trattato del 1929 fra l’Italia e la Santa Sede), sorse al loro posto. Pochi edifici importanti (Santa Maria in Traspontina, Palazzo Torlonia, Palazzo dei Penitenzieri) furono salvaguardati poiché si trovavano più o meno in asse con la nuova strada.
Tutti gli altri furono o demoliti e ricostruiti con le fronti sulla nuova strada (come Palazzo dei Convertendi, ricostruito su via della Conciliazione, e le case di Febo Brigotti e Jacopo da Brescia, le cui facciate furono rimontate sulla nuova via dei Corridori), oppure (come le chiesette di san Giacomo a Scossacavalli e sant’Angelo ai Corridori, erette rispettivamente su p. Scossacavalli e lungo il Passetto) demoliti e mai più ricostruiti.
A parte alcuni disegni, non fu effettuato alcun rilievo dell’antico quartiere. La maggior parte degli abitanti, le cui famiglie avevano vissuto e lavorato in Borgo da secoli, furono deportati nelle borgate in mezzo alla Campagna, come Acilia. Ciò accadde fra l’altro poiché i nuovi edifici eretti ai lati della strada non avevano funzione abitativa, ma ospitavano uffici, per lo più usati dal Vaticano.
Il giudizio sull’intera impresa, controverso sin dall’inizio, sembra ora essere largamente negativo.
Infatti, a parte la distruzione di molti antichi edifici e, soprattutto, dell’intero tessuto sociale, ciò che è andata persa per sempre è stata la “sorpresa” (tipica del Barocco), che ciascuno sperimentava quando, alla fine dei vicoli stretti e bui di Borgo, l’enorme piazza e la Basilica apparivano all’improvviso. Ora, invece, San Pietro appare nella distanza, appiattita come in una cartolina, così che anche il senso di prospettiva è andato perduto.
Durante gli anni trenta del novecento, estesi lavori di demolizione interessarono anche la parte nordovest del rione (via di Porta Angelica e via del Mascherino). Questi furono ufficialmente intrapresi per definire meglio il confine fra l’Italia e il nuovo stato Stato della Città del Vaticano.
Borgo oggi
Dal 1950, i Borghiciani (così si chiamano in Romanesco gli abitanti di Borgo) superstiti vivono a nord del Passetto, dove il quartiere ha potuto mantenere sino a tempi recenti il suo carattere popolare. Anche diversi alti prelati scelgono sempre di abitare nella Città Leonina: lo stesso Cardinal Ratzinger ha vissuto in Borgo Pio per più di vent’anni prima della sua elezione al soglio di Pietro.
A sud del passetto il quartiere mostra un volto completamente diverso: lì si trovano solamente uffici (soprattutto del Vaticano), un Auditorium, ed il grande complesso dell’ospedale di Santo Spirito, il quale dopo più di 800 anni continua sempre la sua missione. L’unico legame con il passato sono i negozi di souvenir su Via della Conciliazione.
Due grandi eventi coinvolsero Borgo durante gli ultimi anni. Nel 2000, il Giubileo causò un’invasione di pellegrini ed un boom immobiliare. Diversi appartamenti furono trasformati in residenze per turisti, mentre molti artigiani furono costretti a lasciare il rione, e le loro botteghe divennero fast food e negozi di ricordi per turisti.
Nel 2005, durante le settimane intercorse fra la morte di Papa Giovanni Paolo II e l’elezione di Benedetto XVI, il rione dovette sopportare l’impatto di milioni di pellegrini giunti a Roma per rendere omaggio al Pontefice defunto.
Come raggiungerlo
È raggiungibile dalla stazione Ottaviano – San Pietro – Musei Vaticani. |
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